"Secondo quanto indicato nell’inventario compilato da Noemi Gabrielli nel 1951, la fanciulla raffigurata nella tela dovrebbe rappresentare Giovanna Battista di Savoia-Nemours (1644-1724), consorte del duca Carlo Emanuele II e seconda Madama Reale. Tuttavia, la dama appare con un’età più giovanile rispetto all’iconografia ufficiale di quest’ultima e priva di qualunque riferimento dinastico, seppure i caratteri del volto presentino rassomiglianze con la principessa in oggetto. Potrebbe dunque trattarsi di una immagine giovanile di Giovanna Battista, prima del matrimonio con il duca di Savoia, eseguita durante gli anni di soggiorno francese della principessa, in considerazione delle tangenze formali del dipinto, in cui è resa con molta accuratezza la foggia della raffinata veste, con i modi della ritrattistica dei pittori Beaubrun, largamente attivi alla corte di Luigi XVI nel sesto-settimo decennio del XVI secolo. In considerazione di questi caratteri stilistici potrebbe anche trattarsi di ritratto della sorella di Giovanna Battista, Maria Francesca di Savoia Nemours (Parigi, 1646-Palhava, 1683), andata in sposa nel 1666 di Alfonso VI re del Portogallo e, due anni più tardi, del fratello don Pedro, reggente il regno dopo la deposizione del primo. Tuttavia, pur tenendo conto delle limitate testimonianze iconografiche certe, si deve anche considerare l’opportunità che la tela raffiguri una terza principessa francese, Francesca Maddalena di Valois, detta la Colombina d’Amore (Saint-Germain-en-Laye, 1648 – Palazzo Reale di Torino, 1664), in considerazione dell’allusione all’impegno matrimoniale testimoniato dal velo sollevato e dallo scenario montano presente sullo sfondo. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale" [1]
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